TRECENTA
TRECENTA
PALAZZO PEPOLI

 

Palazzo Pepoli detto il Palazzon è un edificio che risale al XVI secolo, già possedimento della famiglia Contrari di antichissima nobiltà ferrarese, venne ereditato dalla famiglia Pepoli di Bologna, dopo la morte della Marchesa Laura Contrari, nel 1577.

Significativo sarà poi il matrimonio, nel 1676, tra Ercole Pepoli e Beatrice Bentivoglio (discendente da un’importante famiglia feudale bolognese che aveva vasti possedimenti ed effettuò numerose operazioni di bonifica sul territorio polesano).

Ercole Pepoli sarà il committente, intorno al 1687, della ristrutturazione funzionale del Palazzon e nominò quale direttore dei lavori l’architetto bolognese Giuseppe Antonio Turri.

La famiglia Spalletti fu l’ultima proprietaria del palazzo e nel 1987 lo donò alla Regione Veneto per il suo recupero e la sua valorizzazione. A seguito degli interventi di restauro effettuati ai sotterranei ed ai piani nobili, viene impiegato a livello locale e polesano per ospitare iniziative a carattere turistico-culturale.

Palazzo Pepoli testimonia la suggestiva maestosità del Barocco padano e si può definire il più interessante fra gli edifici nobiliari della zona.

STILE ARCHITETTONICO

L’edificio presenta caratteristiche tipicamente ascrivibili ai moduli costruttivi del secondo Rinascimento ed ha un’architettura tipicamente emiliana.
Palazzo Pepoli non è nato nella forma e nell’organizzazione distributiva e strutturale nella quale si presenta oggi ai nostri occhi, ma è un armonico progetto architettonico risultato di profonde trasformazioni ed ampliamenti. La sua determinazione strutturale finale è frutto infatti di una serie di importanti lavori di trasformazione effettuati nel corso di oltre un secolo, tra la fine del 1500 e la fine del 1600.

Inoltre le cantine del Palazzo hanno messo in evidenza complesse strutture sotterranee in laterizio, preesistenti alla costruzione dell’edificio ed ascrivibili a interventi effettuati in diversi periodi.

Le decorazioni scultoree che lo adornano si ipotizza vennero realizzate dallo scultore e stuccatore Giovan Francesco Bezzi, il quale aveva già collaborato con l’architetto Torri per alcuni edifici a Bologna.

SCALA ELICOIDALE

Uno degli elementi architettonici più importanti dell’intero edificio è rappresentato dalla scala elicoidale, esempio più riuscito di tale tipologia per il suo senso dinamico e le proporzioni. Presenta un corpo di alta plasticità architettonica e di leggerezza strutturale, pur con un’alta resa funzionale tale da garantire il collegamento tra i diversi piani. La sua base di partenza sono i sotterranei del palazzo, per poi allungarsi con il suo effetto elicoidale e quasi ipnotico, fino agli ambienti del sottotetto per un’altezza di circa 17 metri e 107 gradini in marmo rosa di Verona. Il tutto completato da una ringhiera in ferro battuto leggera e stilisticamente armonica.

SALONE D'ONORE

Il salone d’onore caratterizzato da un maestoso soffitto a volta, decorato con cigni (emblema del casato Pepoli), angeli con trombe, putti e maschere, si oppone stilisticamente all’atmosfera dei sotterranei del Palazzo, per sfociare nella maestosità del Barocco con i suoi giochi architettonici, la plasticità delle decorazioni sospese, i cromatismi soffusi.

Situato al piano rialzato e collocato in una posizione asimmetrica rispetto all’intera struttura, era sicuramente il fulcro della vita culturale del Palazzo.

Il Salone d’onore è caratterizzato inoltre da una balaustra in legno anche questa di richiamo Barocco e dal punto di vista funzionale ha lo scopo di creare un collegamento tra le otto sale del primo piano del palazzo.

PIANO PRIMO

Il primo piano presenta tre sale nell’ala ovest e cinque nell’ala est differenti per stile e architettura, quasi a significarne un diverso uso. Le sale a ovest sono caratterizzate da linee più semplici e sobrie che si oppongono alle decorazioni, bassorilievi, paramenti e stucchi delle sale poste a est. La diversa funzione è testimoniata anche dai pavimenti: per quanto riguarda il salone d’onore venne realizzato il battuto alla veneziana, mentre per le altre sale, pavimento cotto a mattonelle quadrate.

INFO ITINERARIO
- Prodotti tipici

I fiori all’occhiello della tipicità gastronomica del territorio di Trecenta sono costituiti dalle produzioni casearia, itticola (alcuni specchi d’acqua di origine naturale sono stati adibiti a questo allevamento) e di salumi (il famoso salame e il cotechino).

Proprio questi ultimi hanno ottenuto il riconoscimento di prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto.

Il salame a Trecenta, ma anche nel Polesine tutto, rappresenta il simbolo dell’ospitalità

Dallo stretto legame con gli Estensi, Trecenta ha assimilato tradizioni, storia e cultura che si evidenziano anche in campo gastronomico; in particolare nel confezionamento e nella conservazione degli insaccati di carne di maiale si riscontrano metodologie di lavorazione e uso di ingredienti che portano a differenze sostanziali, soprattutto nel gusto, rispetto alle altre parti del Veneto. Nel corso dei secoli, ogni singolo produttore ha gelosamente custodito e tramandato ai familiari la propria arte nella produzione dei salumi, un segreto da proteggere gelosamente che assume una ritualità quasi mistica ed una intimità difficilmente penetrabile

- Pro Loco

La Proloco di Trecenta nasce nel 1988,  con lo scopo principale di valorizzare il proprio territorio (Gorghi, Palazzo Pepoli, Dipinti chiesa di Sariano, vecchia corte padronale Dossi), ed i prodotti alimentari tipici quali il Salame da taglio ed il Cotechino di Trecenta, che sono  stati  riconosciuti quali prodotti agroalimentari tradizionali (decr. reg. Veneto del 19/06/2007 – G.U. n° 147 del 27/06/2007 ).

Presidente protempore  CINZIA   DAVI’  cell. 339-4702928