villa  estense
villa estense
PALAZZO
SAN BONIFACIO-ARDIT

Costruito nella seconda metà del XVI° secolo da Ercole San Bonifacio del ramo di S.Agata in Padova, l’imponente edificio è cicondato da un grande giardino con un muro di cinta ed abbellito con statue rappresentanti Augusto, imperatore romano ed esponenti della famiglia San Bonifacio, quali Margolato, Grassa e Lodovico III.

Ai lati del cancello d’entrata vi sono due pilastri sormontati da due statue Minerva e Marte.

Completano la villa una barchessa, una cedraia, dei granai e la cappella-oratorio.

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IL PALAZZO

Imponente edificio della seconda metà del secolo XVI°, sorge in località Villa di Villa ( oggi Villa Estense )secondo il Retratto del Gorzòne, la mappa del Territorio e della Valgrande conservata al Museo di Stanghella.
Per il committente Ercole San Bonifacio  il villaggio si chiamava Villa di Carmignano. Appoggiato a un dosso emergente dalle paludi, controllava la campagna bonificata e il territorio.
Terminato nel 1597, è distribuito su un lungo asse frontale e due ali laterali. Le facciate sono scandite da lesene, cinque arcate e un loggiato ornano la parte rivolta al cortile. L’impianto a I_I e la forma architettonica propria di un palazzo urbano ripetono il modello della Palazzina Chigi alla Lungara di Roma, opera di Baldassarre Peruzzi (1481-1536), affrescata da Raffaello, da Giulio Romano e dallo stesso Peruzzi.
L’asse simmetrico, condizionato dall’edificio preesistente, è orientato da Est a Ovest, a differenza dell’impianto tradizionale della Villa Veneta.
Giovanni Carlo Bevilacqua (1775-1849) e la sua bottega hanno affrescato a tempera le stanze del piano nobile, con disegni di tappezzeria, anfore, vasi, testine, candelabri e finti cassettoni.
Il salone centrale, unico intervento rispetto alla struttura originaria, è decorato da colonne ioniche, bracieri, anfore e greche in marmorino secondo lo stile neoclassico. I pavimenti mostrano la maestria del terrazzo veneziano e del più antico pastellone.
Del complesso fanno parte la Barchessa, la Cedraia, i Granai, la Cantina, il Giardino, la Cappella-Oratorio e il Brolo, componenti tipiche della Villa Veneta.
Nell’antica Cucina dalla grande cappa ci sono ancora gli arnesi della vita quotidiana.
La Cappella in stile manierista è stata abbellita nel 1782 da stucchi e lesene, è cripta di famiglia e vi si celebra la messa.
La Barchessa era la rimessa delle carrozze e veniva chiamata Stoa delle Cavalle.

 

AUDIOGUIDA

 

I SAN BONIFACIO

I San Bonifacio, di origine franca, con il loro capostipite Milone si stanziarono a Verona già nel X° secolo .
Nella lotta tra l’Imperatore e il Papa, i San Bonifacio con i signori  d’Este, alla testa dei guelfi, si scontrarono più volte con gli storici avversari  Montecchi, alleati degli Ezzelino capi della fazione ghibellina.
La fine della lotta delle opposte fazioni avvene solo con la morte di Rizzardo IV San Bonifacio nel 1252 e poi quella di Ezzelino III nel 1259.
Nel  1400 la famiglia San Bonifacio si divise in quattro rami, due veronesi e due padovani ed Ercole San Bonifacio, proveniente dal ramo padovano di S. Agata, fu il committente del Palazzo di Villa Estense.
Alla sua morte nel 1598 lasciò i suoi beni al nipote Achille raccomandando il suo Palazzo  ”costruito con molta spesa et diligenza”.  L’ultimo erede diretto dei San Bonifacio-S.Agata fu Marco Regolo detto Margolato, che nel 1810 donò ogni sua proprietà al nipote Elia Polcenigo, proveniente da antica famiglia friulana.
Elia Polcenigo  sposò in prime nozze Caterina Colloredo Mels di Montalbano che dal 1822 riposa  nella Cappella del Palazzo.
In seconde nozze Elia, ultimo discendente dei Polcenigo, sposò Elisabetta Maraldo ed da questa  il Palazzo di Villa Estense passò al  nipote Pietro Ardìt e tuttora  i suoi discendenti vi risiedono.

 

STEMMA

Lo scudo dei San Bonifacio è uno stemma cosiddetto inquartato, cioè la partizione avviene in quattro parti uguali, ed a capo ha la croce rossa su un campo argentato. La croce rossa è il segno distintivo per aver partecipato alle Crociate.
Il colore del campo, superficie dello stemma, è l’azzurro dei Capetingi e degli Orléans, famiglia d’origine.
Le stelle d’oro, simbolo di coraggio e lealtà, sono inquartate nella 1° e nella 3° sezione e invece nella 2° e 4° parte vi è il palato nero ( pali contigui di color nero) in campo argentato che indica l’appartenenza ai Paladini di Carlo Magno, con cui i San Bonifacio erano scesi in Italia.

VISITE

PALAZZO SAN BONIFACIO-ARDIT

Visite guidate al Palazzo, alla Cappella ed al Giardino

Da Febbraio ad Ottobre
Singoli o gruppi (min 10 – max 25 persone ) con guida del proprietario (ca. 50 min).

Biglietti:
singoli 7 EUR
gruppi 5 EUR p.p.
studenti 3 EUR
famiglie (3-4 persone) 15-18 EUR
bambini (fino a 11 anni) gratis
visita al solo giardino (maggio) 2 EUR

Contatti:

palazzoardit@gmail.com 

 

INFO COMUNE
- Comune

Le prime testimonianze dell’abitato originario di Villa Estense sono documentate da alcuni ritrovamenti di epoca romana, rimase attivo fino alla caduta dell’Impero Romano. Con le invasioni barbariche se ne persero le tracce fino al ritrovamento del precedente toponimo, Villa di Villa, nome con il quale l’abitato era conosciuto sino al 1867. Esso compare nel 1077 nell’elenco dei beni di conferma dell’imperatore Enrico IV ad Ugo e Folco I d’Este. Da questa data i riferimenti all’abitato si susseguono legati a successive donazioni e conferme; il 4 dicembre 1139 nella donazione di Azzo V e Folco I d’Este al monastero di Santa Maria delle Carceri, il 12 aprile 1140 in una donazione del marchese Bonifacio allo stesso Monastero, nel 1148 in una conferma di papa Lucio II su possedimenti di Santa Tecla D’Este, il 19 aprile 1177 in un’altra conferma dell’imperatore Federico Barbarossa al monastero di Santa Maria della Vangadizza. Da quest’ultimo documento si determina l’allora estensione della pieve, la quale comprendeva gli abitati di Carmignano, Passiva, Ancarano, Corezzo e Finale, come confermato da un successivo documento recante la transazione tra Azzo VII d’Este ed il comune di Padova.

Nel luogo dove ora sorge l’attuale parrocchiale nel XIII secolo vi era una canonica di Sant’Andrea retta dai portuensi e successivamente un monastero dell’Ordine dei benedettini di cui si trova traccia in una decima papale del 1297.

 

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